“𝑆𝑒 𝑡𝑢 𝑡𝑒 𝑛𝑒 𝑠𝑒𝑖 𝑠𝑐𝑜𝑟𝑑𝑎𝑡𝑜, 𝑒𝑔𝑟𝑒𝑔𝑖𝑜 𝑠𝑖𝑔𝑛𝑜𝑟𝑒, 𝑡𝑒 𝑙𝑜 𝑟𝑖𝑐𝑜𝑟𝑑𝑜 𝑖𝑜: 𝑠𝑜𝑛𝑜 𝑡𝑢𝑎 𝑚𝑜𝑔𝑙𝑖𝑒”.
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𝓑𝓾𝓸𝓷 𝓵𝓾𝓷𝓮𝓭𝓲̀ 𝓪𝓶𝓲𝓬𝓲 🌸
Se mai un lunedì può essere definito “buono” 😅
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Oggi vi parlo di 𝙇𝙖𝙘𝙘𝙞 di Domenico Starnone, una narrativa contemporanea edita Einaudi. Non fatevi ingannare dal numero di pagine: per piccolo che sia, vi assicuro che le parole al suo interno sono tutt’altro che innocue o leggere.
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Passiamo alle info generali del romanzo e poi alla recensione ⬇️⬇️

Titolo: Lacci
Autore: Domenico Starnone
Editore: Einaudi
Pagine: 134
Genere letterario: Narrativa contemporanea
Trama: Si apre cosi la lettera che Vanda scrive al marito che se n’è andato di casa, lasciandola in preda a una tempesta di rabbia impotente e domande che non trovano risposta. Si sono sposati giovani all’inizio degli anni Sessanta, per desiderio di indipendenza, ma poi attorno a loro il mondo è cambiato, e ritrovarsi a trent’anni con una famiglia a carico è diventato un segno di arretratezza più che di autonomia. Perciò adesso lui se ne sta a Roma, innamorato della grazia lieve di una sconosciuta con cui i giorni sono sempre gioiosi, e lei a Napoli con i figli, a misurare l’estensione del silenzio e il crescere dell’estraneità. Che cosa siamo disposti a sacrificare, pur di non sentirci in trappola? E che cosa perdiamo, quando scegliamo di tornare sui nostri passi? Perché niente è più radicale dell’abbandono, ma niente è più tenace di quei lacci invisibili che legano le persone le une alle altre. E a volte basta un gesto minimo per far riaffiorare quello che abbiamo provato a mettere da parte.
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Il romanzo ci racconta la storia di Vanda e Aldo, del loro matrimonio avvenuto in giovane età all’inizio degli anni 60′, e dell’abbandono del marito per un’altra donna più giovane. Vanda dunque decide di scrivere delle lettere ad Aldo, nelle quali esprime tutta la rabbia e l’impotenza della situazione in cui si trova, ma soprattutto del silenzio da parte di lui, che non riesce a spiegare a parole il bisogno di libertà che lo ha spinto lontano da moglie e figli.
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L’autore ci mette davanti i tre punti di vista dei protagonisti: prima quello che Vanda, la moglie abbandonata, lasciata a cavarsela da sola e che non capisce in cosa ha sbagliato; quello il Aldo, il marito che segue l’istinto e cerca di liberarsi dai “lacci” imposti dalla famiglia; ed infine quello più crudele di tutti: il punto di vista dei figli. Manipolati, confusi, rifiutati dal padre e usati come arma dalla madre, sono il risultato finale di questa famiglia distrutta, mai ricostruita e degli errori dei genitori.
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E’ un romanzo che ho letto lentamente perché non è facile da assimilare; l’ho trovato duro e molto reale, per questo penso meriti di essere letto. E voi l’avete letto? Cosa ne pensate? Mi consigliate altro di questo autore? Voto 4/5 ⭐⭐⭐⭐
Valentina ♠