Recensione – Il mio anno di riposo e olbio – Ottessa Moshfegh

Penso che 𝓘𝓵 𝓶𝓲𝓸 𝓪𝓷𝓷𝓸 𝓭𝓲 𝓻𝓲𝓹𝓸𝓼𝓸 𝓮 𝓸𝓫𝓵𝓲𝓸 sia uno dei romanzi più interessanti, crudi e veri che abbia mai letto. Il punto di vista della protagonista, nella quale mi sono rivista per certi aspetti, è talmente reale da far spavento al lettore e da investirlo con la forza di un tir.

Titolo: Il mio anno di riposo e oblio
Autore: Ottessa Moshfegh
Editore: Feltrinelli
Pagine: 240
Genere letterario: narrativa genere
Trama: L’esperimento di “ibernazione” narcotica di una giovane donna, aiutata e incoraggiata da una delle peggiori psichiatre della storia. New York, all’alba del nuovo millennio. La protagonista gode di molti privilegi, almeno in apparenza. È giovane, magra, carina, da poco laureata alla Columbia e vive, grazie a un’eredità, in un appartamento nell’Upper East Side di Manhattan. Ma c’è qualcosa che le manca, c’è un vuoto nella sua vita che non è semplicemente legato alla prematura perdita dei genitori o al modo in cui la tratta il fidanzato che lavora a Wall Street. Afflitta, decide di lasciare il lavoro in una galleria d’arte e di imbottirsi di farmaci per riposare il più possibile. Si convince che la soluzione sia dormire un anno di fila per non provare alcun sentimento e forse guarire. Tra flashback di film anni ’80 ― Mickey Rourke in “9 settimane e 1/2” e Whoopi Goldberg ―, dialoghi surreali e spassosi, descrizioni di una New York patetica e scintillante, il libro ci spinge a chiederci se davvero si può sfuggire al dolore, mettendo a nudo il lato più oscuro e incomprensibile dell’umanità.
.
Ho dovuto leggerlo per forza tutto d’un fiato, mi ha davvero tenuta incollata alle pagine come non mi capitava da tempo, e dovevo assolutamente sapere come sarebbe andata avanti la storia.
Lo scopo della protagonista è dormire così tanto da svegliarsi e sentirsi una persona totalmente nuova, diversa ed essersi lasciata il passato alle spalle, con tutto il suo dolore e le questioni in sospeso o insoddisfacenti.
L’ultimo capitolo poi, è spaventoso, non so davvero con che coraggio abbia messo a punto questo piano assurdo per “rinascere”, liberandosi di ogni cosa.

Lo stile narrativo di Ottessa Moshfegh è equilibrato e curioso: ci racconta del progetto della protagonista, alternando flashback sulla sua infanzia e adolescenza, ad una studiata e calcolata discesa nell’oblio, grazie agli psicofarmaci che si fa prescrivere dalla peggior psichiatra che riesce a trovare a New York.

Tutta la vicenda è contornata da una atmosfera surreale e personaggi altrettanto surreali: la “migliore amica” Reva, l’ex fidanzato Trevor e appunto la dottoressa Tuttle.
Quindi state cercando una lettura curiosa, che vi intrattenga ma al tempo stesso che vi faccia riflettere, allora vi consiglio davvero questo piccolo romanzo di appena 230 pagine, perché a mio avviso merita di essere letto!

E voi l’avete letto? Cosa ne pensate? Vorrei leggere della stessa autrice anche Lapvona, la sua ultima uscita italiana. Direi proprio un 5/5 (un voto che non do spesso) ⭐⭐⭐⭐⭐

Valentina

Lascia un commento