Recensione – Trilogia di New York – Paul Auster

“𝐼 𝑙𝑖𝑏𝑟𝑖 𝑣𝑎𝑛𝑛𝑜 𝑙𝑒𝑡𝑡𝑖 𝑐𝑜𝑛 𝑙𝑎 𝑠𝑡𝑒𝑠𝑠𝑎 𝑐𝑢𝑟𝑎 𝑒 𝑐𝑜𝑛 𝑙𝑎 𝑠𝑡𝑒𝑠𝑠𝑎 𝑟𝑖𝑠𝑒𝑟𝑣𝑎𝑡𝑒𝑧𝑧𝑎 𝑐𝑜𝑛 𝑐𝑢𝑖 𝑠𝑜𝑛𝑜 𝑠𝑡𝑎𝑡𝑖 𝑠𝑐𝑟𝑖𝑡𝑡𝑖.”

Con questo romanzo, composto a sua volta da 3 racconti gialli, faccio la mia conoscenza di 𝑃𝑎𝑢𝑙 𝐴𝑢𝑠𝑡𝑒𝑟 e della sua penna tagliente e sofisticata.

Direi che il primo approccio a questo autore non è andato male, ho appena terminato la lettura e ne sto ancora metabolizzando i suoi contenuti ma, devo ammettere di averlo apprezzato – anche se con un poco di fatica – in generale.

Titolo: Trilogia di New York
Autore: Paul Auster
Editore: Einaudi
Pagine: 316
Trama: Pubblicati tra il 1985 e il 1987, i tre romanzi che compongono questa “Trilogia” sono raffinate detective stories in cui le strade di New York fanno da cornice e palcoscenico a una profonda inquietudine esistenziale. “Città di vetro” è la storia di uno scrittore di gialli che “accetta” l’errore del caso e fingendosi un’altra persona cerca di risolvere un mistero. “Fantasmi” narra la vicenda di un detective privato che viene assoldato per tenere sotto controllo una persona, ma a poco a poco i due ruoli si scambiano e colui che doveva spiare diventa colui che viene spiato. “La stanza chiusa” racconta di uno scrittore che abbandona la vita pubblica e cerca di distruggere le copie della sua ultima opera.

𝑻𝒓𝒊𝒍𝒐𝒈𝒊𝒂 𝒅𝒊 𝑵𝒆𝒘 𝒀𝒐𝒓𝒌 si compone, dicevo, di 3 racconti: 𝑳𝒂 𝒄𝒊𝒕𝒕𝒂̀ 𝒅𝒊 𝒗𝒆𝒕𝒓𝒐, 𝑭𝒂𝒏𝒕𝒂𝒔𝒎𝒊 ed infine 𝑳𝒂 𝒔𝒕𝒂𝒏𝒛𝒂 𝒄𝒉𝒊𝒖𝒔𝒂. Vuole essere un romanzo che ci parla di 3 detective in una New York caotica e quasi immaginaria, e i detective ci sono, ma le indagini a cui partecipano sono molto più mentali e personali piuttosto che reali.

Faccio questa premessa per farvi capire che leggendolo non troverete un classico romanzo giallo/thriller, bensì qualcosa di molto più enigmatico e ingarbugliato, come gli stessi pensieri dei protagonisti e delle ossessioni che sviluppano verso la risoluzione del “caso”.
Non ci sono morti o assassini da trovare, ma vi troviamo pedinamenti e riflessioni cerebrali che lasciano il lettore alquanto confuso, in quanto, alla fine di ogni racconto non c’è una risoluzione netta, bensì un finale aperto che lascia al lettore le sue interpretazioni.

Alla fine ho compreso che lo scopo dell’autore non è stato tanto la conclusione del romanzo o dove pensavo volesse andare a parare la trama, quanto piuttosto la forma in cui è stato scritto e il viaggio che mi ha fatto compiere in quanto lettrice.
E nella sua complessità l’ho molto apprezzato, sicuramente leggerò 4321.
4/5 ⭐⭐⭐⭐


Valentina

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