La parte più difficile di questo romanzo è stata l’ultimo capitolo, intitolato: 𝐼𝑙 𝑠𝑜𝑟𝑟𝑖𝑠𝑜 𝑑𝑖 𝐾𝑎𝑟𝑒𝑛𝑖𝑛 (il cane dei due protagonisti). Ho cercato di ritardare questo momento perché sapevo cosa mi aspettava e sapevo che mi avrebbe fatta soffrire, e così è stato.
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Come sempre vi lascio una scheda informativa riguardo al libro ⬇️⬇️⬇️

Autore: Milan Kundera
Titolo: L’insostenibile leggerezza dell’essere
Editore: Adelphi Editore
Pagine: 318
Genere letterario: Classico – narrativa
Trama: Il suo volto è in ombra, al centro del quadrilatero amoroso formato dai protagonisti del romanzo: e quei quattro vertici cambiano continuamente le loro posizioni intorno a lui, allontanati e riuniti dal caso e dalle persecuzioni della storia, oscillanti fra un libertinismo freddo e quella specie di compassione che è «la capacità massima di immaginazione affettiva, l’arte della telepatia, delle emozioni». Protetto da un titolo enigmatico, che si imprime nella memoria come una frase musicale, questo romanzo obbedisce fedelmente al precetto di Hermann Broch: «Scoprire ciò che solo un romanzo permette di scoprire». Questa scoperta romanzesca non si limita all’evocazione di alcuni personaggi e delle loro complicate storie d’amore, anche se qui Tomáš, Teresa, Sabina, Franz esistono per noi subito, dopo pochi tocchi, con una concretezza irriducibile e quasi dolorosa. Dare vita a un personaggio significa per Kundera «andare sino in fondo a certe situazioni, a certi motivi, magari a certe parole, che sono la materia stessa di cui è fatto». Entra allora in scena un ulteriore personaggio: l’autore.
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Trovo che questo sia un romanzo complesso e ricco di metafore, riflessioni psicologiche, filosofiche, politiche e mentali. In generale mi è piaciuto molto, ma sarà onesta: a volte ho fatto molta fatica a seguire le descrizioni e i ragionamenti intricati dell’autore. L’atmosfera in generale è contornata da un sottofondo drammatico, legato agli anni ’60 di Praga.
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Ho amato Sabina e la sua personalità ribelle e anarchica che, nonostante sia nata e cresciuta in un territorio sotto il regime comunista, rimane fedele ai suoi principi e cerca, attraverso la pittura, di esprimere il desiderio di libertà per la sua terra.
Ho amato il rapporto tra Tereza e Karenin, l’unico amico che le sia rimasto fedele sempre, fino alla fine e ho pianto – letteralmente in treno – sul finale, è stato davvero un pugno nello stomaco.
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In linea di massima è un libro che consiglio per la sua valenza culturale, storica e per ciò che l’autore vuole trasmettere: la ricerca della leggerezza in una vita che non può esserlo, ma non penso sia un libro adatto a tutti.
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L’ho votato 4/5 ⭐⭐⭐⭐ E voi lo avete letto? In libreria ho anche 𝐿’𝑖𝑑𝑒𝑛𝑡𝑖𝑡𝑎̀ da leggere.
Valentina