Si può sopravvivere con un solo libro.
Fred Uhlman
Oggi è il 27 di gennaio, il Giorno della Memoria, il giorno della Liberazione dal campo di sterminio di Auschwitz. Questa data è stata scelta come data simbolica per ricordare il momento in cui l’Armata Rossa arriva al campo e rimette in libertà i superstiti.
Non tenterò di scrivere qualcosa di assolutamente ‘nuovo’ o ‘eccezionale’. Non credo sia necessario in questa ricorrenza, perdonatemi dunque se “cadrò nel banale”. Credo invece che sia fondamentale fare un piccolo gesto per ricordare e per cercare di capire meglio questo momento buio della storia. Con ‘un piccolo gesto’ intendo anche solo prendere in mano uno dei tanti libri sulla Shoah e sfogliarlo, leggerne alcune pagine, cercare di immedesimarsi nei personaggi. In questo caso la parola più adatta per ricordare è EMPATIA. Provate ad immedesimarvi.
Ricordo che alcuni anni fa, durante il mio quarto anno di liceo, siamo stati invitati noi della 4F e molte altre classi, ad una conferenza con uno dei sopravvissuti. Era solo un bambino quando è stato arrestato e deportato con la madre, ma ancora conservava il suo pigiama e il suo tatuaggio era ben visibile. Personalmente ero presa dal racconto, ero emozionata e mi sentivo onorata di poter ascoltare dal vivo quello che aveva vissuto.
Non è stato così per alcuni studenti e – ancora peggio – insegnanti che si sono lamentati ad alta voce, mettendo in imbarazzo tutti quanti.
Posso “tentare” di essere comprensiva sul fatto che viene detto e ripetuto ogni anno. Ma non si può smettere di parlarne perché qualche ‘individuo’ si è lamentato o stufato.
Questo è proprio lo scopo del Giorno della Memoria. Non permettere che queste atrocità vengano dimenticate, o peggio ripetute. Per questo esistono i libri, sono un ricordo attraverso la parola scritta, ecco qui sotto solo alcuni dei più famosi.
Oppure se volete leggere qualcosa di nuovo, vi assicuro che ogni anno escono molti libri scritti per non dimenticare l’Olocausto. Ed eccone qui un elenco ben fornito —> 20 libri per non dimenticare. Potreste trovare dei titoli interessanti.
Concludo questo articolo con la famosa poesia di Primo Levi.
Se questo è un uomo
Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per un pezzo di pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.
Quindi ricordiamo, sfogliamo, leggiamo, guardiamo dei film e PARLIAMONE. La Shoah merita di essere rispettata e per essere rispettata DEVE essere ricordata.
Valentina
Senza farlo apposta ho pubblicato su facebook la stessa poesia, che a mio parere resta la più “iconica” e toccante.
Non riesco a credere che nell’ascoltare la testimonianza di un sopravvissuto si siano comportati in quel modo studenti e soprattutto insegnanti.
Ricordo quando ero in quinta superiore e siamo stati al cinema a vedere La chiave di Sara, un bellissimo film che consiglio, soprattutto in occasione dell’anniversario. Ricordo gli schiamazzi e le risate degli studenti, ho provato soprattutto vergogna. Io avevo le lacrime agli occhi e la maggiorparte dei ragazzi (già maggiorenni) si comportavano come idioti
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Se non sbaglio “La chiave di Sara” è anche un libro giusto? Non l’ho mai visto ma credo che provvederò in questi giorni.
Guarda ti capisco, io quel giorno ero mortificata, anche perché questa persona si è accorta di quello che succedeva nella sala e ha invitato coloro che non volevano ascoltare ad uscire… gli schiamazzi, le risate e queste reazioni di noncuranza e superficialità verso qualcosa di così grave, mi fanno dubitare dell’istruzione ricevuta da questi studenti, oltreché della loro maturità.
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Condordo. Non si può e non si deve dimenticare un tale triste evento.
Per quanto riguarda i libri, ho letto Se questo è un uomo di Levi ed è stato emozionante. Non posso aggiungere molto altro per non cadere nel banale, dunque mi esprimo solo così, cercando di sentirmi vicina in qualche modo alle persone vittime di questi eventi terribili.
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Grazie per questo commento, infatti anche io non ho voluto scrivere cose troppo esagerate perché ho pensato che non fosse necessario. Fortunatamente ci sono i libri che ci permettono di ricordare e leggendoli possiamo sentirci più vicini a coloro che hanno sofferto sul serio queste atrocità.
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Ciao Valentina! Sono d’accordo. Ti capisco, l’ignoranza e soprattutto l’insensibilità di certe persone è veramente vergognosa. Mette in imbarazzo anche tutti gli altri. Quel giorno un mio conoscente ha messo come storia di Whatsapp uno screen di una chat, in cui uno manda una GIF che inquadra due piedi che camminano su un terreno cosparso di cenere e dice “Cosa ti sembra?”, l’altro risponde “mmm cenere” al che l’altro risponde con la battutona “no, un mucchio di ebrei” con tanto di lacrime e risate. Io sono allibita… Questa cosa si racconta da sola e non si merita nemmeno questo commento, ma volevo esprimere il mio totale disappunto. Comunque hai ragione, i libri sono uno dei mezzi migliori per ricordare, oltre ovviamente alle testimonianze, che bisogna custodire con tanta cura. Ciao, a presto 🙂
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Ciao Gurghi, grazie per il tuo commento. Immagino che almeno una volta nella vita tutti noi abbiamo, prima o poi, sentito qualche frase idiota o qualche battuta sugli ebrei. Da certe persone magari uno può aspettarselo, ma da insegnanti e studenti è inaccettabile.
Speriamo solo che sentano imbarazzo per averlo detto.
A presto 🙂
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