– Recensione – I prigionieri del Siri –

“Le catene che l’avevano imprigionata in quelle colline e al fiume Siri non si erano spezzate. Isabella sarebbe rimasta per sempre a poetare sulle sponde di quel corso d’acqua placido e irregolare.”

I prigionieri del Siri

Ciao, amici Lettori!

Il ponte e le feste ormai sono finite e, personalmente, in questi giorni non sono mai stata ferma un attimo, sono sempre stata in giro e non ho avuto tempo di leggere il libro che mi ero messa in valigia (Outlander). Quindi oggi si ricomincia con letture e nuove recensioni!

E finalmente riesco a scrivere la recensione sulla prima opera di Antonio Casoria, e pubblicata dalla casa editrice Bookabook, “I prigionieri del Siri”. Un libro davvero emozionante, ambientato in un’epoca e in una zona d’Italia spesso sottovalutate e trascurate: la Basilicata del 1544.

Se volete sapere qualcosa di più sulla casa editrice, che pubblica in crowdfunding, non perdetevi l’articolo che ho scritto e cliccate → QUI

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Ecco la scheda con le informazioni ↓↓↓

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Autore: Antonio Casoria

Titolo: I prigionieri del Siri

Pagine: 817

Casa editrice: Bookabook

Prezzo cartaceo → bookabook

Per acquistarlo su Amazon → QUI

 

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Il castello di Valsinni – provincia di Matera

SinossiFavale 1544. Alla sommità di un piccolo e remoto borgo della Lucania, lungo il fiume Siri, si erge una rocca, feudo della famiglia Morra. In un luogo lontano dai turbinii della Storia, l’esistenza dei suoi abitanti verrà scossa da una serie di avvenimenti. Al centro del romanzo campeggiano le figure di Isabella Morra, celebre poetessa del Cinquecento, e del suo precettore Diomede, il quale viene richiamato dal barone di Favale dopo anni di lontananza. Reduce da vicende belliche che lo hanno portato a maturare una profonda crisi interiore, Diomede si è avvicinato a dottrine filosofiche considerate eretiche, tali da esporlo ai pericoli della persecuzione. La vita dei due protagonisti sarà resa quanto mai difficile dai fratelli di Isabella, uomini oziosi e violenti.

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Isabella Morra, da Valsinni

Le vicende degli abitanti della rocca si intrecceranno con la figura del poeta e soldato spagnolo Diego Sandoval de Castro che inizierà con Isabella una storia d’amore segreta, suscitando l’ostilità atavica e le trame dei Morra contro l’odiato straniero.
Il romanzo si basa su fatti storici realmente accaduti. La fantasia dell’autore si è limitata a insinuarsi nel cono d’ombra del mito con il fine di indagare la realtà oscura dell’animo dei protagonisti, affiancandosi il più fedelmente possibile a ciò che la Storia ci ha tramandato e accompagnandola dove la lacunosità delle fonti impedisce di discernere il vero dalla leggenda.

L’autore: Antonio Casoria, classe 1979, è laureato in Filosofia all’università di Pisa. Appassionato di storia e di letteratura russa, è autore di articoli filosofici pubblicati in sillogi specializzate. Si occupa in particolare di storia del Rinascimento meridionale e di teoria del romanzo storico e sociale.
I prigionieri del Siri è la sua prima opera narrativa.

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Recensione: La trama prende in considerazione un periodo storico, il XVI secolo, una zona italiana che vede protagonista un piccolo borgo della Basilicata, e un personaggio femminile, Isabella Morra, divenuto importante nel panorama della poesia italiana cinquecentesca, che purtroppo non si sente nominare spesso, nemmeno tra i banchi di scuola. Con non poco imbarazzo, confesso di non aver sentito parlare di Isabella Morra, della sua storia e delle sue poesie, finché non ho letto questo libro. Le vicende, raccontate da Antonio Casoria, mi hanno stupita e incuriosita a tal punto, da portarmi a fare delle ricerche per scoprire chi fosse realmente Isabella, e conoscere meglio il luogo e le vicende storiche del periodo raccontato ne I prigionieri del Siri.

Lo stile dello scrittore mi è sembrato da subito scorrevole e completo in ogni suo aspetto, ho apprezzato molto le descrizioni e i riferimenti alla storia d’Italia e i fatti accaduti nel 1544, oltreché il linguaggio cinquecentesco inserito e utilizzato abilmente dall’autore. Ho apprezzato moltissimo il personaggio di Isabella, una donna rivoluzionaria per l’epoca, ho odiato i suoi fratelli e in particolare Marcantonio e Fabio, la loro crudeltà e incapacità di accettare una sorella colta e intelligente, che sapeva pensare con la sua testa. Ho pianto per Isabella e Diomede per le ingiustizie subite, ma di questo non dirò nulla di più. Se siete curiosi di sapere cosa succederà ai due protagonisti vi invito a leggere questa bellissima storia, un libro che non manca di nulla.

Vi saluto con questo sonetto di Isabella, dedicato proprio al fiume Siri, da quanto ho capito una delle sue poesie più famose. E per tutti coloro che fossero interessati a leggere le altre poesie, vi invito a scaricare il PDF gratuito con l’intera raccolta di Rime (seguite il link → Rime PDF).

VIII

Torbido Siri, del mio mal superbo,
or ch’io sento da presso il fin amaro,
fa’ tu noto il mio duolo al Padre caro,
se mai qui ‘l torna il suo destino acerbo.
Dilli come, morendo, disacerbo
l’aspra Fortuna e lo mio fato avaro
e, con esempio miserando e raro,
nome infelice a le tue onde serbo.
Tosto ch’ei giunga a la sassosa riva
(a che pensar m’adduci, o fiera stella,
come d’ogni mio ben son cassa e priva!),
inqueta l’onde con crudel procella
e di’: – Me accreber sí, mentre fu viva,
non gli occhi no, ma i fiumi d’Isabella.

Isabella Morra – Rime (XVI secolo)

A presto, e se volete dirmi cosa ne pensate ci sentiamo nei commenti!

Valentina – Il Profumo dei Libri

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