Il buon lettore è come un viaggiatore curioso: ogni libro scelto rappresenta l'inizio di un viaggio dove poter esplorare nuovi mondi e arricchire la propria mente. Emanuela Breda
RECENSIONE: La Signora dello Zoo di Varsavia – Diane Ackerman
Sinossi. Varsavia, 1939. Antonina Żabińska e suo marito, il dottor Jan Żabiński, gestiscono lo storico zoo della città con cura e dedizione. Quando la Polonia viene invasa dai nazisti, però, oltre ai bombardamenti e all’occupazione la coppia è costretta a sottostare anche al nuovo capo zoologo nominato dal Reich, Lutz Heck, che prevede un programma di allevamento selettivo per la struttura. Reagendo allo sgomento, i due coniugi si impegnano prima a salvare gli animali superstiti e poi, quando la violenza nazista si accanisce contro gli ebrei, non esitano a trasformare lo zoo e i suoi sotterranei in un rifugio per i perseguitati. All’odio per chi è diverso e alla follia di voler imporre alla natura un disegno mitomane, Antonina e Jan oppongono l’amore e il rispetto per la vita e per gli esseri umani, a costo di mettere in pericolo la propria famiglia. Grazie a loro, più di trecento ebrei e militanti della Resistenza polacca riusciranno a sfuggire alla furia nazista e a mettersi in salvo.
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Questo libro si è rivelato non il consueto libro basato sull’Olocausto, quindi non è una biografia, in quanto scritto da una scrittrice estranea ai fatti, né tanto meno un racconto delle atrocità dei campi di concentramento.
Il libro prende spunto in particolare dal diario lasciato da Antonina, l’autrice stessa dice nelle sue note:
“Per raccontare la loro storia mi sono rifatta a molte fonti ma soprattutto ai ricordi di Antonina Zabinski, che ben esprimono il sensuale incanto di quel luogo, ai suoi libri autobiografici per bambini…e ai ricordi di suo marito Jan e alle interviste che la coppia ha rilasciato a giornali polacchi, ebrei e yiddish.”
Antonina e Jan,sono i proprietari dello Zoo nel centro di Varsavia, dove vengono custoditi e accuditi vari animali, tra cui alcune specie rare come i cavalli di Przewalski.
Due esemplari di cavalli Przewalski.
Quando la guerra giunge sino a Varsavia, con l’arrivo dei soldati tedeschi in città e la successiva creazione del ghetto, le cose cambiano drasticamente anche per loro.
Lo zoo non solo subisce i vari bombardamenti e la conseguente perdita di alcuni esemplari, ma viene depredato da uno pseudo amico che in realtà non fa altro che arraffare tutti gli animali più preziosi come i cavalli, le linci e le zebre; inoltre molti degli animali rimasti vengono uccisi senza pietà per il solo gusto di uccidere.
Tutto questo inorridisce Antonina e convince sempre più Jan ad unirsi definitivamente con la Resistenza polacca.
“Jan e Antonina consideravano il razzismo nazista inspiegabile e diabolico, qualcosa di ripugnante… si ripromisero di aiutare un numero sempre maggiore di ebrei“.
E così che la coppia insieme al loro bambino Rys iniziano ad ospitare gli ebrei nello zoo, nascondendoli nella gabbie, nei capanni e nella loro villa, facendo passare quelli dalle somiglianze più vicini agli ariani come loro ospiti, gli altri rimanevano nascosti in un tunnel sotto casa e uscivano solo alla sera tardi.
In questo modo riuscirono ad aiutare più di 300 persone impedendo la loro deportazione o morte.
“La guerra non divideva soltanto, come osservava Antonina nelle sue memorie, poteva anche rafforzare le amicizie e far nascere storie d’amore, ogni stretta di mano apriva una porta…”
Ho trovato questo libro così diverso dal solito,come anticipavo, ma è stato di grande impatto emotivo ed anche di grande riflessione.
Ci sono stati momenti di rabbia e dispiacere, soprattutto quando gli animali venivano uccisi in maniera crudele solo per divertimento! Era straziante e inconcepibile!
Il racconto che mi ha commosso maggiormente è stato quello del medico ebreo che decide di abbandonare la sua professione e di non lasciare il ghetto per poter aiutare i bambini rimasti senza genitori, istituendo così un suo orfanotrofio.
Quando sia lui che i bambini vennero deportati nel 1942 sono rimasta senza parole leggendo di questi duecento bambini, condannati a morte, che non piangevano, non scappavano e non cercavano di nascondersi.
“Come rondini ferite, si aggrapparono al loro insegnante e mentore, al loro padre e fratello”.
Onestamente non avevo neanche mai sentito parlare della rivolta del ghetto di Varsavia, dove gli ebrei rimasti all’interno cercarono di resistere al rastrellamento finale fin quanto loro possibile, mostrarono coraggio e tenacia.
Mi sento di consigliarlo? ASSOLUTAMENTE SI! Nonostante non ci siano dei dialoghi continui il racconto è talmente coinvolgente che non risulta pesante questa mancanza. La scrittrice sicuramente dimostra la sua bravura nel raccontare la vita di questa coppia coraggiosa che amavano la giustizia.
Inoltre è possibile vedere anche il film tratto dal racconto, La signora dello Zoo di Varsavia del 2017 diretto da Niki Caro con protagonista Jessica Chastain nei panni di Antonina.
Voi cosa ne pensate? Fatemi sapere le vostre impressioni.
Note sull’Autore.
Diane Ackerman è autrice saggista, scrittrice e poetessa americana. Suoi articoli sono apparsi sul «New Yorker», sul «New York Times», sul «National Geographic» e su molte altre riviste. In Italia sono stati pubblicati Storia naturale dei sensi (1992), vincitore di numerosi premi; La notte delle balene e altre storie di pipistrelli, coccodrilli e pinguini (1995) e Amare. La genesi di un sentimento (1998), tutti editi da Frassinelli. Gli ebrei dello zoo di Varsavia (Sperling & Kupfer 2017; vincitore dell’Orion Book Award), diventato un film diretto da Niki Caro e interpretato da Jessica Chastain.
“Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c'era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l'infinito.. perché la lettura è un'immortalità all'indietro."
Umberto Eco