La mamma non mi aveva detto che sarebbero venuti. Non voleva che sembrassi nervosa, mi spiegò in seguito. Mi stupii, perchè pensavo che mi conoscesse bene. Gli estranei mi avrebbero vista serena. Da bambina non piangevo mai. Solo mia madre si accorgeva di una certa tensione nelle mie mascelle e dello sgranarsi dei miei occhi, già grandi per loro natura.Ero in cucina e stavo tritando le verdure quando udii delle voci provenire dalla porta d’ingresso: quella d’unna donna, quillante come rame lucidato, e quella d’un uomo, grave e cupa come il legno del tavolo su cui stavo lavorando. Voci di un genere che raramente si udivano in casa nostra. Mi suggerivano immagini di tappeti preziosi, libri, perle e pellicce.Pensai con sollievo che solo poco prima avevo sfregato ben bene il gradino della porta d’ingresso.La voce di mia madre – un tegame sul fuoco, una brocca – si avvicinava dalla stanza anteriore della casa. Venivano tutti verso la cucina. Misi al loro posto i porri che avevo tritato, quindi posai il coltello sul tavolo, mi ripulii le mani nel grembiule e strinsi le labbra per spianarle.
La ragazza con l’orecchino di perla, Tracy Chevalier
Valentina ∼ Il Profumo dei Libri